Come Aiutare una Persona Cara a Rivolgersi a un Aiuto Psicologico
Una domanda che spesso mi viene rivolta da pazienti e conoscenti è la seguente:
“Come aiutare una persona cara quando si pensa possa aver bisogno di un aiuto psicologico?”.
Chi ha fatto esperienza di psicoterapia diventa spesso un forte sostenitore di questo metodo, volto a prendersi cura di sé, perché ne ha comprovato l'efficacia sulla propria psiche. Diventa anche più abile a riconoscere i segnali di disagio altrui perché ha acquisito una maggiore consapevolezza. Nei legami intimi, capita spesso di preoccuparsi vedendo il partner, un amico o un familiare in difficoltà per i motivi più disparati: lavoro, ansia forte o somatizzata, bassa autostima o conflitti interiori trascurati da tutta una vita.
Fare i conti con la sofferenza altrui e sentirsi impotenti può risultare faticoso a lungo andare. Consigliare quindi di rivolgersi a un professionista della salute mentale può essere un buon compromesso tra la possibilità di mostrarsi presenti e accorti e il non farsi carico eccessivamente delle vicissitudini altrui, soprattutto quando la persona appare drammaticamente impantanata nelle sue vicende dolorose o faticose e i tentativi fatti per supportarla sono risultati vani.
Talvolta alcune tematiche o problematiche nella vita di un proprio caro o nella nostra sembrano ricorrere seguendo uno stesso copione. Situazioni comuni possono essere: dinamiche familiari particolarmente dolorose che portano ripetutamente la persona a scontri coi parenti durante le festività o prima di un esame; un malessere ricorrente che quasi magicamente si presenta puntualmente in occasione di una promozione lavorativa o prima di un viaggio; disturbi d'ansia o difficoltà di regolazione delle emozioni o del comportamento alimentare trascinati per anni senza mai una reale remissione della sintomatologia.
Condizioni analoghe a queste, sopracitate a titolo esemplificativo, sono causa di un disagio che non è considerabile passeggero. Pertanto, necessitano di un approfondimento e di un percorso di cura di tipo psicoterapeutico, al fine di esplorare a fondo la questione.
Ogni persona è diversa, pertanto il compito di noi professionisti è trovare la chiave giusta per entrare attraverso la porta che affaccia sul mondo interno di ciascun paziente. Ciò avviene però all'interno di un incontro che sottende il più delle volte la disponibilità della persona a fare un tentativo di apertura e condivisione. Per un familiare o un amico è dunque un compito complesso se l'altro non è particolarmente disponibile a dialogare sul proprio malessere.
Alcuni accorgimenti possono però favorire la possibilità di avvicinarsi a una persona cara in difficoltà.
Un atteggiamento empatico e non giudicante è chiaramente importante, così come la possibilità di condividere momenti in cui ci si è sentiti vulnerabili o alle prese con vicissitudini forse simili, facendo attenzione però a non far sentire l'altro sminuito. Non minimizzare mai i problemi della persona cara. Anzi, è importante sottolineare che non è necessario convivere ogni giorno con il malessere.
Chiedere aiuto ad uno psicologo, così come si fa per un problema di salute fisica col medico, può essere un utile tentativo per migliorare la propria qualità della vita. Utilizzo la parola tentativo non a caso: spesso incoraggiare a fare un primo incontro con uno psicologo psicoterapeuta di consultazione, valutando solo in un secondo momento l'avvio di un percorso più o meno duraturo, aiuta a sentirsi meno bisognosi e vulnerabili.
Chiaramente una sola consulenza psicologica porta a dei benefici limitati, però avere una figura di riferimento e un luogo fisico a cui potersi rivolgere in caso di necessità è un buon primo passo.
È possibile poi comunicare al proprio caro in difficoltà di voler trovare uno psicologo a cui rivolgersi e di essere disponibili e intenzionati a fissare un appuntamento per parlare della sua situazione a fronte della propria preoccupazione. Ciò a volte può essere di supporto alla persona cara, che ha quindi il “solo” compito di presentarsi all'appuntamento, magari accompagnato se lo desidera. Con adolescenti e adulti non è auspicabile obbligarli a svolgere un colloquio psicologico, quindi qualora il familiare o il partner non volesse presentarsi all'appuntamento, l'incontro può essere utile a chi gli sta vicino per ragionare con un professionista circa la situazione, ricevere informazioni circa lo stato del proprio caro e, in alcuni casi particolari, magari l'indicazione di rivolgersi a strutture specifiche.
Sono dunque diversi i tentativi che è possibile fare per sostenere una persona cara che ha bisogno di aiuto psicologico, dal contattare un professionista o una struttura a cui la persona possa rivolgersi per essere guidati in tale processo, al dichiararsi disponibili a prenotare o ad accompagnare all'incontro, o rassicurare sul fatto che non è segno di debolezza ma un modo maturo per occuparsi di un momento difficile della propria vita.
Qualora la persona decida poi di farsi aiutare da un professionista, il supporto emotivo dei cari continua a essere fondamentale e costituisce un fattore prognostico positivo per il percorso di cura. Tale sostegno deve però rispettare i confini e l'autonomia della persona, quindi non devono esserci tentativi di intrusione nel percorso di cura. Qualora risulti necessario incontrare i cari, sarà responsabilità del professionista condividere tale considerazione col paziente e procedere in tale direzione col consenso di quest’ultimo o, qualora vi sia una richiesta da parte del paziente o dei familiari, accogliere tale comunicazione e discuterne insieme.
I tentativi fatti per aiutare una persona in difficoltà talvolta possono risultare vani. È importante tenerlo a mente per chi si ritrova in una situazione del genere perché ciò può portare a sperimentare rabbia e impotenza. Tentare e non riuscire è ben diverso dal non essere stati capaci. Semplicemente non è possibile aiutare una persona capace di intendere e di volere se questa non vuole essere aiutata.
Rifiutare l'aiuto è un fattore prognostico negativo perché in un percorso di presa in carico psicologica – e non solo – è importante che la persona abbia una propria richiesta di cura o degli obiettivi, più in generale un qualche tipo di motivazione. In tal caso, se la preoccupazione è molta, è possibile però occuparsi di sé dal momento che il malessere di una persona genera importanti conseguenze nelle relazioni significative.
I problemi di salute mentale hanno un forte impatto emotivo sulla persona e su chi gli è accanto.
Un partner depresso, un figlio ritirato, un genitore anziano che richiede una presenza costante anche se autonomo, sono solo alcuni esempi di situazioni che hanno un grande impatto sull’intera rete familiare. Pensare quindi anche al proprio benessere in certe situazioni è fondamentale per raggiungere o ripristinare un maggiore equilibrio personale e per continuare ad essere di sostegno al proprio caro in difficoltà.
Come in caso di problemi legati alla salute fisica, riconoscere i segnali di disagio e di bisogno di aiuto professionale e occuparsi della salute mentale propria e dei propri cari è fondamentale per aumentare il benessere personale e per affrontare la vita in maniera maggiormente soddisfacente. Richiede impegno e costanza, ma può davvero valerne la pena.
Se desideri approfondire alcuni aspetti o confrontarti su una situazione difficile che ti riguarda